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mercoledì 28 settembre 2011

"Creatura di sabbia" di Tahar Ben Jelloun

« Non incontrerai mai due volti assolutamente identici. Non importa la bellezza o la bruttezza: queste sono cose relative. Ciascun volto è simbolo della vita. E tutta la vita merita rispetto. È trattando gli altri con dignità che si guadagna il rispetto per sé stessi. »

Tahar Ben Jelloun è uno degli autori marocchini più conosciuti in Europa. Nasce a Fèz, nel 1944, dove trascorre la sua giovinezza. Ben presto, però, si trasferisce prima a Tangeri, dove frequenta il liceo francese, e poi a Rabat. Qui si iscrive all'università "Mohammed V" dove si laurea in filosofia. Intorno ai primi anni '60 Ben Jelloun inizia la sua carriera di scrittore ed è in questo periodo che partecipa attivamente alla stesura della rivista "Souffles" che diventerà uno dei movimenti letterari più importanti del Nord-Africa. Fa la conoscenza di uno dei personaggi più importanti del momento, Abdellatif Laâbi, giornalista e fondatore di "Souffles", da cui trae innumerevoli insegnamenti e con cui elabora nuove teorie e programmi. Contemporaneamente porta a termine la sua prima collezione di poesie intitolata "Hommes sous linceul de silence" che viene pubblicata nel 1971. Dopo aver conseguito la laurea in filosofia si trasferisce in Francia dove frequenta l'università di Parigi. Qui ottiene il dottorato realizzando uno studio sulla confusione mentale degli immigrati nord-africani in Francia, studio da cui, intorno alla seconda metà degli anni '70, scaturiranno due testi importanti quali "La Plus haute des solitudes" e "La Reclusion solitaire". In queste due opere si sofferma ad analizzare la condizione degli emigrati magrebini in Francia che, fuggiti dal proprio paese con l'intento di cambiare vita, di migliorare la propria posizione sociale, sono diventati i nuovi schiavi di antichi padroni. 
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, fra cui il Premio Goncourt e il Global Tolerance Award conferitogli dal segretario delle Nazioni Unite.
Vi presentiamo uno dei libri di maggior successo scritto dall'autore marocchino, " Creatura di sabbia ". Il romanzo è la storia di un'identità inventata, di una metamorfosi coatta, dei turbamenti, delle ossessioni, delle violenze e dei paradossi che ne derivano. Ed è anche una finestra aperta sul mondo arabo, sulle sue tradizioni e sui suoi tabú, che ancora oggi stentiamo a capire. Leggere “Creatura di sabbia” (opera tradotta dal francese) è un’esperienza particolare perché la diversità del mondo e della cultura (araba-islamica) che è all’origine della storia, la straordinaria elaborazione narrativa che Jelloun ha sviluppato non può che sedurre ed intrigare un lettore “occidentale”. In questo romanzo porta in primo piano l’importanza del sesso maschile nella società orientale. Il romanzo si apre con un uomo che legge ad un gruppetto, che piano piano diviene una folla, un diario di un uomo morto quaranta giorni prima. La particolarità di quest’uomo sta nel fatto di essere nato di sesso femminile, infatti la sua famiglia era gia composta da sette figlie femmine e un’altra femmina nella famiglia non solo avrebbe significato l’esistenza di una maledizione, ma anche la necessità di lasciare tutti i beni della famiglia ai fratelli del padre, in quanto i beni materiali non possono appartenere alle figlie femmine; così il padre decide che indipendentemente dal sesso del nascituro, questo neonato avrà il nome di Ahmed. Il neonato è di sesso femminile, ma nulla cambia i progetti, verrà cresciuto come un uomo. Inizia così il percorso di un’identità violata e fittizia, di un individuo che esiste solo nelle parole, e mentre quest’individuo cresce, si forma nel corpo di una donna, Ahmed inizia a capire cosa effettivamente sia la sua vita. Tuttavia Ahmed rendendosi conto di cosa comporterebbe la vita di donna nella società in cui vive decide di assecondare questa farsa, tentando soprattutto di convincere se stessa a credere questa falsità; asseconda il padre in ogni modo, va oltre sposando una cugina malata per confermare alla società, e a se stesso di essere uomo. Ma i tormenti iniziano a insidiarsi nella mente di Ahmed, e dopo la morte del padre inizia una corrispondenza anonima nella quale sfogherà i suoi tormenti, i suoi dubbi e che la porterà alla presa di coscienza, alla consapevolezza di dover capire chi e che cosa è.
Così si snoda una storia che lascia perplessi e senza un’idea certa man mano che si sfogliano le pagine. Questo testo indirizza lo sguardo del lettore occidentale in una direzione verso cui spesso è restio a guardare, verso una società dove si può arrivare a pensare che forse è meglio fingersi uomini. Il linguaggio adottato dall’autore non è molto complesso ma ci sono termini stranieri della lingua araba. Sia il discorso diretto sia quello indiretto vengono utilizzati ma prevalgono le riflessioni del protagonista, infatti ci sono monologhi interiori. Il testo fa riflettere molto sulla situazione della donna. Il testo può risultare attuale perché tratta una tematica presente anche oggi in quanto si è parlato molto dei diritti della donna.


                                      Nella vita bisognerebbe
                                      Avere due facce...
                                      Sarebbe bene averne
                                      Almeno una di ricambio.
                                      Oppure, e questo sarebbe meglio,
                                      non avere nessuna faccia,
                                      semplicemente.
                                      Essere solo delle voci...
                                      Un po’ come i ciechi...

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