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mercoledì 7 settembre 2011

L'Impressionismo nel Café Guerbois


"Una mattina, siccome uno di noi era senza nero, si servì del blu: era nato l'impressionismo"  ( Pierre - Auguste Renoir ).
Il 1870 vede nascere in Francia la Terza Repubblica, la cui piramide sociale è contraddistinta dall’ascesa di una borghesia moderata e conservatrice, che tende ad attuare una politica di difesa dei propri interessi. La città emblema di questa situazione storica, politica ed economica è la capitale francese, Parigi: qui l’aspetto dell’ambiente cittadino è festoso, borghese (spuntano ovunque ferrovie, teatri, casinò, musei..) e si concretizza in particolare nei caffè, luoghi in cui ci si ritrovava per discutere variamente, bevendo qualcosa e ammirando l’ambiente circostante, poiché davano anche sui marciapiedi dei boulevards, i celebri viali alberati parigini. Insomma, tutto è inno alla novità ed al progresso del tempo, infatti questo periodo è ricordato come “Belle époque”. E’ proprio in uno dei caffè della capitale, il Café Guerbois, che nasce l’Impressionismo, un movimento artistico che vede la sua prima esposizione al pubblico nel 1874  presso lo studio del fotografo Felix Nadar, alla quale parteciparono Claude Monet, Edgar Degas, Alfred Sisley, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cézanne, Camille Pissarro, Felix Bracquemond, Jean-Baptiste Guillaumin e l'unica donna Berthe Morisot. Si tratta di un gruppo di artisti che si riuniscono per aggregazione spontanea, un po’ come i Macchiaioli: gli Impressionisti sono accomunati dall'insofferenza per la pittura accademica ufficiale, seppure la base culturale del gruppo sia priva di omogeneità. 
Concordano inoltre nell’abolizione di qualunque prospettiva geometrica (essa rappresenterebbe una limitazione forzata delle sensazioni che l’ambiente esterno suscita in noi, dunque vi è anche un’abolizione del disegno) e ciò che più conta per loro è l’impressione, l’attimo fuggente in cui le emozioni provate dall’artista nel vedere l’ambiente che dipinge si imprimono nella sua mente. Come si diceva prima, l’abolizione del disegno porta ad un utilizzo esclusivo e fondamentale del colore, le cui sfumature e riflessi sono determinati dalla luce che li colpisce: le pennellate impressioniste sono veloci e brevi, come “tocchi virgolati” (cioè il pennello passa velocemente sulla tela lasciando piccole macchie a forma di virgola) cromatici, dai quali vengono esclusi il bianco e il nero, visti come “non colori”. L’artista impressionista dipinge le sensazioni suscitate in sé dalla realtà prediligendo la tecnica en plein air, cioè all’aria aperta, senza dipingere in atelier (cioè in studio con dei modelli) e avendo cura di ritrarre solo interni autentici, ad esempio un locale di cabaret: questo modo di vedere e sentire l’ambiente circostante come attaccamento all'attimo fuggente porta alla conclusione che per l’Impressionismo la realtà è soggetta ad una evoluzione continua. I colori posti su una tela agiscono sempre operando una tela sintesi sottrattiva: più i colori 
si mischiano e si sovrappongono, meno luce riflette il quadro. L’intento degli impressionisti è proprio evitare al minimo la perdita di luce riflessa, così da dare alle loro tele la stessa intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà.
Per far ciò adottano le seguenti tecniche:
1. utilizzano solo colori puri;
2. non diluiscono i colori per realizzare il chiaro-scuro, che nelle loro tele è del tutto assente;
3. per esaltare la sensazione luminosa accostano colori complementari;
4. non usano mai il nero;
5. anche le ombre sono colorate.
L'Impressionismo si diffuse in Europa (anche grazie alla facilità con cui un'opera poteva essere eseguita, a molti impressionisti non occorreva per realizzare un dipinto più di 15 minuti, era facile trovare nelle case borghesi dell'epoca diversi quadri): in Italia ebbe uno sviluppo poco particolare, grazie alle esperienze di Federico Zandomeneghi e Giuseppe De Nittis e dei Macchiaioli, più vicine, tuttavia, alla tradizione quattrocentesca. 
Paul Cézanne, pur contemporaneo del movimento, sviluppò in modo indipendente la propria ricerca, che da alcuni viene considerata premessa del Cubismo.
Vincent Van Gogh compì una svolta proprio grazie agli impressionisti, ma da loro si discostò, precorrendo l'Espressionismo.

Concludiamo con una delle citazioni di Paul Cézanne - "Procedo molto lentamente, perché la natura è per me estremamente complessa, e i progressi da fare sono infiniti. Non basta vedere bene il proprio modello, bisogna anche sentirlo con esattezza, e poi esprimersi con forza e chiarezza ".

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