Nella moda Trussardi ha maturato in un secolo di esperienza una capacità unica nella ricerca di modalità e tecniche nuove per trattare i pellami e i tessuti: le radici del Gruppo affondano nel terreno della storia industriale italiana e la sua capacità di lavorare la pelle non ha eguali in tutto il mondo. Il laboratorio di guanti aperto da Dante Trussardi nel 1911 è un esempio storico della dedizione e delle ambizioni dell'azienda: la creatività del Gruppo Trussardi, che ha attraversato reinventandosi e rinnovandosi l'ultimo secolo della nostra storia, esprime un immaginario fatto di eleganza misurata, di attenzione al dettaglio, di sobrietà e di fascino. Accanto ai suoi prodotti e al proprio stile inconfondibile, Trussardi è oggi – con il suo impegno quotidiano nei settori più diversi – la massima espressione dell'eccellenza del Made in Italy. Nella moda, nel design, nell'arte e nella cucina, ogni volta che Trussardi va in scena coniuga la cultura e la riconoscibilità della sua storia con l'emozione, la leggerezza, l'ironia e le visioni della contemporaneità: grazie alla forza della tradizione che Trussardi ha costruito nel tempo è capace di proporre sorprese appassionanti, rapide innovazioni e piccole rivoluzioni quotidiane. Per Trussardi la tecnologia è al servizio degli esseri umani: grazie a una trasformazione radicale degli apparati produttivi, dell'organizzazione interna e della comunicazione, Trussardi rimette l'uomo al centro del mondo.
Trussardi è un'azienda di persone che lavorano per le persone: dagli artigiani italiani che realizzano a mano gli accessori e l'abbigliamento fino alla realizzazione dei più complessi progetti internazionali, il Gruppo Trussardi è al servizio dell'uomo per rendere la sua vita più elegante, più appassionante, più preziosa, più stimolante.
Trussardi è uno stile per tutti momenti della giornata: il Gruppo lancia le linee Trussardi Jeans, Trussardi Home, Trussardi Baby, Trussardi Junior, Trussardi Eyewear e Trussardi Perfumes diventando sinonimo di eleganza e di qualità assoluta.
Debutta davanti alla stampa italiana uno dei marchi più glamour della moda francese. Lancel, marchio di lusso del gruppo internazionale Richemont, ha presentato le sue nuove collezioni all'interno della Boutique Banner di via Sant'Andrea a Milano. Borse esclusive per la primavera/estate e le novità del prossimo autunno/inverno hanno riempito gli spazi dello store nel cuore del quadrilatero della moda. La maison è uno dei principali gruppi internazionali dell’industria del lusso, grazie alla sua ampia proposta di accessori di pelletteria, come valigie, borse e scarpe. Dietro agli onori di oggi, Lancel cela una storia di famiglia secolare, che ha origine nel 1876, quando Alphonse e Angéle Lancel aprirono una boutique per fumatori a Parigi, al 17 di Boulevard Poissonnière, in breve tempo divenuta un indirizzo importante per articoli da regalo e il guardaroba per Lei. Negli anni ’20 nasce la linea di pelletteria e negli anni ’30 la profumeria e la cosmetica, che rendono Lancel un simbolo di emancipazione femminile ed eleganza, grazie anche a testimonial come Josephine Baker ed Edith Piaf. Dopo la Seconda Guerra Mondiale Lancel si specializza in borse, valigie e piccola pelletteria. Dal primo modello del 1956, la valigia Kangaron in nylon, leggera e dotata di tasche esterne. A oggi il gruppo ha maturato anni di successi e grandi aperture in tutto il mondo, a partire dal proprio flagship store sugli Champs Elysées. Un successo giunto anche dal sostegno delle icone femminili scelte come nuove testimonial, dalla giovane nuotatrice Laure Manaudou all’attrice cult del cinema francese Alice Taglioni. Passando per un’altra star del grande schermo d’Oltralpe, Isabelle Adjani, per la quale è stata pensata l’ultima, omonima linea, in accordo con le sue direttive e quelle del team Lancel. Clutch e secchielli in pelli pregiate, confortevoli ma glamour, per ora disponibili nel mercato italiano solo in alcuni esclusivi store multi marca.
Fiorentino di nascita, ma cittadino del mondo per lavoro, Leonello Borghi, che in passato si è occupato degli accessori di Ralph Lauren e Giorgio Armani, ha portato un nuovo impulso artistico da Lancel. Da due anni direttore creativo, Borghi è stato chiamato dal presidente Marc Lelandais con l’obiettivo di riposizionare il brand di pelletteria verso l’alto facendolo tornare alle origini. Novità della prossima stagione sarà invece Daligramme. È una linea che trae ispirazione dalla borsa firmata Lancel che Salvador Dalì regalò a Gala Éluard, sua moglie e musa. L’artista, negli anni ’70, fece serigrafare l’alfabeto segreto d’amore, il “daligramma”, con cui comunicava con la sua amata. Grazie anche al sostegno della Fondazione Gala – Salvador Dalì, la collezione, che unisce arte, amore e moda, si compone di 25 modelli di borse e accessori che hanno l’obiettivo di offrire un pezzo d’amore per ogni momento della giornata. Realizzata in jacquard o in cuoio vegetale e arricchita da preziosi dettagli, come la tracolla che riprende la catena di una bicicletta (simbolo di due energie che vanno nella stessa direzione), la collezione avrà una fascia di prezzo tra i 400 euro e 1.300 euro per le edizioni limitate”.
"Lo stile è l'abito dei pensieri, e un pensiero ben vestito come un uomo ben vestito, si presenta molto meglio" - Lord Philip Dormer Stanhope Chesterfield.
« O si è un'opera d'arte o la si indossa. » - Oscar Wilde.
Il termine moda deriva dal latino modus, che significa maniera, norma, regola, tempo, melodia, ritmo. Nei secoli passati, l'abbigliamento alla moda era appannaggio delle sole classi abbienti soprattutto per via del costo dei tessuti e dei coloranti usati, che venivano estratti dal mondo minerale, animale e vegetale.Prima dell'Ottocento, l'abito era considerato talmente prezioso che veniva elencato tra i beni testamentari. I ceti poco abbienti erano soliti indossare solo abiti tagliati rozzamente e, soprattutto, colorati con tinture poco costose come il grigio. A questi aggiungeva scarpe in panno o legno. Non potendo permettersi il lusso di acquistare abiti nuovi confezionati su misura, tali classi ripiegavano spesso sull'abbigliamento usato. Il termine moda compare per la prima volta, nel suo significato attuale, nel trattato "La carrozza da nolo", ovvero del vestire alla moda, dell'abate Agostino Lampugnani, pubblicato nel 1645. La moda - detta anche, storicamente costume - nasce solo in parte dalla necessità umana correlata alla sopravvivenza di coprirsi con tessuti, pelli o materiali lavorati per essere indossati. In realtà l'abito assunse anche precise funzioni sociali, atte a distinguere le varie classi e le mansioni sacerdotali, amministrative e militari.
La moda ha le origini antichissime. Nasce già all'epoca dei Greci, dei Romani e degli Etruschi. In quei tempi, l'abbigliamento era semplice e simile quasi per tutti: un chitone, che i romani chiamavano tunica, legato sulle spalle da spille dette fibule e in vita da una cintura. Le donne indossavano anche il peplo, cioè una mantella ripiegata dall'alto fino in vita. Gli schiavi indossavano vesti corte per distinguerli dai ricchi, con vesti lunghe e ben curate, pulite, e bardate di porpora per i senatori, bianche per chi aveva incarichi politici o ornate di ricami preziosi per i ricchi, gli aristocratici e le donne. Solitamente in lana o lino, erano abiti portatori di una sobria e raffinata eleganza. Con l'evoluzione dei tempi, sono state introdotte anche le maniche delle tuniche: questo soprattutto per l'uso che ne veniva fatto negli ambienti religiosi, data la grande importanza del Cristianesimo, e per il comune pensiero che voleva la donna coperta per evitare pensieri impuri. Solo nel Medio Evo è stata introdotta la biancheria intima: grandi mutande fino al ginocchio, camicie al posto delle attuali canottiere intime, calze pesanti. Insomma, si era sempre ben coperti! Data poi la mancanza dei vetri alle finestre, era di uso - per chi poteva permettersela - una pelliccia, introdotta proprio in questi anni. Anche alcuni artisti, come Giotto e Antonio del Pollaiolo crearono modelli di abiti e tessuti. La famosa sarta della regina di Francia Maria Antonietta, Rose Bertin, pur creando sontuose toilettes per la regina, non poteva ancora definirsi stilista. Per fare un esempio una sarta non poteva comperare direttamente il tessuto, che era venduto esclusivamente dal fabbricante. Dopo la rivoluzione francese la Convenzione abolì le corporazioni e le regole rigide e minuziose che vi erano applicate, stabilendo che ognuno poteva vestirsi come gli pareva. Il decreto nasceva per l'odio contro le leggi suntuarie che erano ormai diventate uno spartiacque tra l'abito dell'aristocrazia e quello della borghesia, a cui erano proibiti molti oggetti di lusso. Dopo di allora il sarto fu completamente libero di esprimere la sua creatività.
I manuali di taglio e sartoria si svilupparono con una certa lentezza, soprattutto quando, dal XIV secolo in poi, si cominciarono a creare abiti aderenti al corpo. Il Garzoni, nel suo libro su tutte le professioni del mondo edito a Venezia nel 1585, dice esplicitamente che un buon sarto deve saper fare di tutto, per soddisfare ogni necessità della sua clientela. Quello del sarto non era quindi un mestiere indipendente, bensì era un servitore delle grandi signorie: viveva e lavorava presso la corte di un signore, che poteva anche scegliere di "prestarlo" a parenti o amici. La retribuzione per l'operato si aggirava intorno al 10% della spesa del tessuto. Era una professione preclusa alle donne, che come sarte avevano compiti minori o si applicavano maggiormente al telaio e al ricamo. Non esistevano le taglie, quindi ogni vestito era un pezzo unico, realizzato su misura del cliente. Le unità di misura erano variabili; a Venezia erano in uso i brazzi: da seda, che corrispondeva a 63,8 cm, e da lana, 67,3 cm. Nell'Ottocento la tecnica sartoriale andò affinandosi rendendo più agevole indossare il vestito. Dal XIX secolo si iniziano a distinguere i primi stilisti, che creavano nuovi tagli, nuove stoffe e nuovi canoni nel modo di abbigliarsi, con l'adozione di nuovi abiti femminili quali il tailleur inventato alla fine del secolo dall'inglese Redfern. Lo stilista capovolse il rapporto tra il sarto e la cliente, che ora dipendeva dalle sue idee ed era ben felice di indossare un abito firmato da lui e realizzato nel suo atelier. Gli stilisti lavoravano solo per l'élite poiché i costi per l'ideazione e per la produzione erano molto alti. Questo nuovo impulso di riforma fu principalmente portato avanti da Charles Fréderic Worth, inglese trapiantato in Francia, considerato l'inventore della Haute Couture e sarto personale dell'imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, e della sua corte, dal 1864.
Ogni nazione a cavallo tra la fine del ‘700 e la fine dell’800 ebbe momenti di eccellenza che fecero di quella nazione ora la capitale della moda maschile, ora di quella femminile. Intere frotte di benestanti si spostavano da Londra a Parigi e in altre capitali per farsi vestire alla moda dai grandi sarti dell’epoca. Così la moda divenne elemento di riconoscibilità, di stile, di identificazione di ceto sociale. Concetti che nel ‘900, con l’espandersi dei mezzi di comunicazione assunsero nuova valenza sociale e politica. Senza la moda non c’è cinema, non c’è musica, non c’è televisione, non c’è neppure letteratura moderna. La storia della moda, si intreccia senza soluzione di continuità con la vita sociale, con le scoperte scientifiche, con le guerre e con i personaggi famosi, con la pubblicità, con la storia dell’arte e con i desideri più profondi dell’uomo.
Parole come barocco, rococò, neoclassico, art noveau, liberty, twist, pop art, optical, hippies, rock, punk, manager, yuppies, dark, non evocano solo movimenti artistici, espressioni musicali o categorie professionali, per ognuna di queste parole e per molte altre parole che hanno accompagnato gli ultimi tre secoli di storia, tutti questi termini evocano un abbigliamento, uno stile, un modo di sentirsi e di proporsi verso l’eterno. La moda è diventata ogni espressione della vita dell’uomo: abiti, oggetti, accessori, cibo, vacanze… tutto può essere una moda, così la moda, quella vera, quella dei grandi sarti e egli stilisti si è defilata elegantemente da questa parola e forse è per questo che in questi ultimi decenni i professionisti della moda hanno preferito ridefinire molti termini: alta moda, moda pronta (prêt-à-porter), sistema moda, moda design, semi programmato, flash, ecc… termini che servono ai professionisti della moda, a tutto il mondo dei servizi ad essi collegati e al mondo della comunicazione per comprendere di cosa si sta parlando.
"L'eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai" - Audrey Hepburn.
L'alta moda è il settore dell'abbigliamento e non solo, nel quale operano i creatori di abiti di lusso. Il settore ruota attorno a varie case di moda, alcune delle quali assai antiche, conosciute grazie a marchi ben pubblicizzati presso il grande pubblico. In ognuna di queste case lavorano grandi stilisti, disegnatori e addetti al marketing. Essi propongono le loro innovative creazioni per mezzo di sfilate aperte alla stampa e ai compratori, con l'intento di anticipare le tendenze della moda. Alcune case d'alta moda sono proprietarie di marchi secondari dedicati ai settori del prêt-à-porter e degli accessori. E tutto questo noi conosciamo benissimo, ma quali sono in realtà i segreti di produzione che si nascondono dietro alle quinte? Vi siete mai domandati come nasce ad esempio una borsa di Dior e come viene trattata prima di arrivare nelle vostre mani? Un video mostra come si realizzata la celebre Miss Dior dal taglio della pelle alla costruzione sul modello di legno passando per le impunture e la cura dei dettagli finali, tutto realizzato a mano. Ogni gesto è compiuto con guanti di cotone alle mani in modo che il pellame non si segni in alcun modo né che i preziosi materiali come il coccodrillo vengano a contatto con la pelle di chi li lavora.
Vedendo questo video ci si può rendere conto di quanto, una borsa Dior, sia un oggetto prezioso, e ci fa dare alla cosa il giusto valore. Sicuramente non è una borsa per tutti, per quel che riguarda il prezzo, ma non si può certo dire che, con questa cura e attenzione, non vale la spesa.
Un piccolo sogno ad occhi aperti che prende forma e poi diventa reale sotto gli occhi di chi osserva nascere e crescere il proprio oggetto dei desideri. Certo abbiano sbirciato spesso nel laboratorio dei maestri artigiani che costruiscono le piccole meraviglie di pelletteria in cima alle wish list di tutte le donne del mondo, ma ogni volta la magia si ripete, intatta, come fosse la prima volta che ci è dato scoprire quanto ai nostri occhi solitamente resta celato, visibile a volte solo nel prezzo o, ad un’occhiata da vicino, nei dettagli della borsa.
Un altro esempio che vi mostriamo è la creazione delle linee di occhiali della casa francese Chanel. Sono magnetici e sofisticati gli occhiali della collezioneChanel Prestige Autunno‐Inverno 2011/12, capaci di delineare un nuovo stile e di far diventare uno dei simboli della Maison di Gabrielle Coco, la catena intrecciata con la pelle, un dettaglio di stile anche per l'eyeswear. Infatti, dopo la pelle matelassé, le perle, la camelia, il bottone o la spiga di grano, Karl Lagerfeld ha reinterpretato per questa stagione un'altra icona con la I maiuscola della Maison CHANEL: la catena. Lo stilista la utilizza per gli occhiali da sole o da vista e così le sue maglie gourmette, intrecciate a una piccola fascia di pelle di agnello, si trasformano in astine romantiche e rock.
Ed ecco, la magia è compiuta, gli occhiali sono pronti per la produzione e per gli scatti della campagna stampa fotografata da Lagerfeld.
Ultra grandi, stile biker chic o mini per un effetto delicato e femminile, le astine enfatizzano con stile, fino alla punta delle loro estremità rivestite di pelle, le forme degli occhiali cult e design: a farfalla o squadrati extra large effetto star, classici o ancora modello aviatore. Le preziose montature riproducono l'effetto dei metalli invecchiati (argento, oro chiaro o nero) e nella versione in acetato si adornano di nuove tonalità sobrie (tortora, bordeaux, talpa, blu). Una palette deliziosamente opulenta, abbinata ad un senso di estrema raffinatezza grazie anche alle lenti colorate, sfumate o polarizzate.
"La moda riflette sempre i tempi in cui vive, anche se, quando i tempi sono banali, preferiamo dimenticarlo" - Coco Chanel.
Soprannominato l'Architetto, per via della sua laurea, ma soprattutto - e ci teneva ad essere così considerato - perchè per lui ogni abito non era solamente una creazione artistica, ma un vero e proprio progetto.
La moda di Ferrè è una sintesi di suggestioni ed emozioni in un linguaggio di segni e forme, di colori e materiali. Costante è la ricerca di un equilibrio che trae dalla ricchezza della tradizione gli stimoli per inventare, innovare, sperimentare. Il suo stile è anche caratterizzato da un'identità forte e trasversale e da un intento di coinvolgimento globale. Tutto rimanda a culture ed esperienze differenti, che paiono ridurre le distanze ed annullare i confini. L'equilibrio è sempre stato per Ferrè anche uno stile di vita: la nota mondanità che circonda il mondo della moda non è mai stata tra gli aspetti più amati e l'atteggiamento di personaggio pubblico è sempre apparso riservato. Gianfranco Ferré (Legnano, 15 agosto 1944 – Milano, 17 giugno 2007) è stato uno stilista italiano, esponente tra i più conosciuti del made in Italy. Dopo una laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1969, Ferré aveva fatto il suo ingresso nel settore della moda negli anni settanta, ottenendo un primo successo, in circostanze abbastanza casuali, come creatore di bijoux e accessori. Iniziò da allora a collaborare con nomi già affermati come Walter Albini e Christane Baily.
Seguono presto la lezione fondamentale dell'India dove vive e lavora per diversi anni, con ricerche, ideazione e produzione della collezione "Ketch", la nascita del suo prêt-à-porter femminile e la fondazione della società che porta il suo nome, il lancio dell'abbigliamento maschile e la creazione di una gamma articolata di accessori e prodotti realizzati su licenza, l'esperienza dell'Alta Moda Ferré, Alla fine degli anni '80 arriva l'inattesa e incredibile opportunità di assumere la direzione artistica della celebre maison francese Christian Dior. Nel tempo il nome di Gianfranco Ferré diviene garanzia assoluta di qualità e di stile. Rappresenta e riassume una realtà in crescita costante: decine sono le collezioni presentate ogni anno, moltissime le licenze, oltre quattrocento sono i punti vendita nel mondo, con un export che sfiora il 75%. Nel 2000, dopo anni difficili, nei quali però Ferré non ha mai abbandonato il suo personalissimo stile colto e raffinato, regale e sontuoso, nonostante i continui cambiamenti della moda, l’azienda venne acquistata per il 90% dalla It Holding, che lasciò ovviamente la direzione creativa all’architetto Gianfranco, anima della griffe. Infatti esce la linea per bambini. Attualmente la società Ferrè è in vendita. Oggi il nome di Gianfranco Ferré è riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori esempi di case di moda che uniscono qualità e stile.
Il 15 giugno 2007, in seguito ad un'emorragia cerebrale, della quale viene data notizia solo il giorno successivo, viene ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale San Raffaele di Milano, dove muore il 17 giugno alle 21. I funerali si svolsero nella Basilica di San Magno a Legnano. In tale occasione cantò il coro Jubilate, i cui abiti erano di tale stilista.
"Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me".